Oltre mezzo milione di firme in pochi giorni per un referendum che potrebbe rivoluzionare le leggi sulla cittadinanza. Mentre si attende la verifica delle firme, si discute anche di modifiche alla legge Bossi-Fini e di nuovi scenari legislativi con il Ddl sicurezza, che inasprisce i criteri per la revoca della cittadinanza
La proposta
La proposta è di ridurre da 10 a 5 gli anni necessari di residenza legale continuativa nel territorio italiano prima di poter chiedere la cittadinanza. Si tratterebbe di intervenire sulla legge del 5 febbraio 1992, legislazione da allora rimasta invariata, nonostante siano passati più di trent’anni e nel frattempo la realtà migratoria italiana si sia completamente trasformata.
Come si procede ora
I prossimi passaggi ora, prevedono innanzitutto la verifica delle firme, che dovrebbe arrivare entro dicembre 2024. Un procedimento che rende prezioso continuare a votare nel caso in cui qualche firma venga annullata (anche per ragioni banali o problemi tecnici e non necessariamente per frode). La palla, a quel punto, passerà alla Corte Costituzionale, che ne valuterà l’ammissibilità. E in caso di esito positivo, i cittadini italiani saranno chiamati a votare tra il 15 aprile e il 15 giugno. La votazione sarà valida solo se parteciperà più del 50% degli aventi diritto e dovrà avere maggioranza assoluta.
Qualora il provvedimento passasse e diventasse parte della legge a tutti gli effetti, è interessante notare come riguarderebbe più persone del tanto temuto ius soli o del già più digerito ius scholae. Si parla di quasi 2,5 milioni di persone nel caso del referendum, contro nemmeno un milione (circa 816mila) nel caso dello ius soli, per esempio.
(da Nigrizia)