ROMA. «Oggi gli immigrati sono altri. Nuovi sguardi, altre voci. Non vengono più dal Mezzogiorno d’Italia, ma da più lontano, da Paesi europei come l’Ucraina, aggredita da una guerra insensata, dai Balcani. Da altri continenti, gravati anch’essi da condizioni insostenibili. Altri sono anche gli attori di un lavoro prezioso che tende a inverare gli obiettivi di solidarietà che la Carta costituzionale ha posto alle basi della nostra convivenza». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando a Milano ad un evento del Centro Orientamento Immigrati – Fondazione Franco Verga.
«La storia italiana è fatta di emigrazione e di immigrazione. Trenta milioni gli italiani partiti per l’estero tra l’unità d’Italia e il secolo scorso. Sei milioni, ora, quelli che vivono stabilmente all’estero. Oltre un milione e trecentomila gli italiani che si trasferirono dal Sud al Nord negli anni ’60. In dieci anni – dal 1951 al 1961 – trecentomila nella sola Milano» ha sottolineato il presidente, che ha ricordato che ciò avvenne «non senza tensioni, in quella che fu una contrapposizione – che oggi appare incomprensibile e ormai consegnata alla cronaca di quegli anni – tra nuovi arrivati e antichi residenti e, invece, anche un dialogo fecondo nelle periferie urbane tra vecchi e nuovi milanesi, tra immigrati e ambiti sociali popolari, spesso espulsi dai centri storici che avevano abitato». «Gli immigrati, nel capoluogo lombardo, hanno contribuito a farne la storia. E, in essa, una parte – ha detto ancora – è toccata al Centro Orientamento Immigrati, al COI, ora Associazione Franco Verga, frutto di intuizione, di analisi e di riflessione lungimiranti e mature». Per il presidente «una nuova dinamica sollecitava partecipazione»