Nel 2023 erano in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie, l’8,4 % del totale, valore stabile rispetto al 2022, così come il numero degli individui in povertà che è quasi di 5,7 milioni, il 9,7% sul totale. E’ stabile infine anche la “povertà relativa” familiare pari al 10,6%. È quanto emerge dal Rapporto sulla povertà nel 2023 diffuso dall’ Istat. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è del 30,4%, si ferma invece al 6,3% per quelle composte esclusivamente da italiani. Nel 2023 la quota di famiglie di operai, o assimilati in “povertà assoluta” è aumentata al 16,5%. Dati che rivelano un quadro desolante.
Il presidente si è soffermato sulla centralità del lavoro che presuppone la centralità della persona
Mattarella ribadisce con forza la centralità del lavoro che presuppone la centralità della persona umana. «È la persona, ogni persona, cuore e fine dell’ordinamento democratico che tiene unità i propositi di piena libertà e di effettiva uguaglianza. La centralità del lavoro presuppone la centralità della persona umana. Della dignità della persona il lavoro è indubbiamente un caposaldo. Il lavoro è condizione di indipendenza, economica e non soltanto, è una leva per accrescere i diritti, individuali e collettivi. Così è stato nella storia della nostra Repubblica».
“Salari bassi lacerano la coesione sociale”
«I dati dell’occupazione, nel nostro Paese, segnano una crescita che conforta. Tuttavia l’occupazione, non solo nel nostro Paese, si sta frammentando, tra una fascia alta, in cui a qualità e professionalità corrispondono buone retribuzioni, mentre in basso si creano sacche di salari insufficienti, alimentati anche da part-time involontario, e da precarietà. Si tratta di un elemento di preoccupante lacerazione della coesione sociale» ha detto il presidente della Repubblica.